L’unione fa la forza: al vaglio la proposta di creare un circuito dei Carnevali Storici Piemontesi.

L’unione fa la forza: al vaglio la proposta di creare un circuito dei Carnevali Storici Piemontesi.

Il Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte Mauro Laus ha incontrato i quattro principali Carnevali piemontesi

Comunicato stampa congiunto
Carnevale di Borgosesia, Carnevale Storico di Chivasso, Storico Carnevale di Ivrea, Carnevale Storico di Santhià.
  
L’unione fa la forza: al vaglio la proposta di creare un circuito dei Carnevali Storici Piemontesi

Il Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte Mauro Laus ha incontrato i quattro principali Carnevali piemontesi ed è stato fissato un incontro con l’Assessore alla Cultura Antonella Parigi volto a riconoscere, valorizzare, sostenere e promuovere queste manifestazioni. 
Il ddl approvato dalla Camera dei Deputati mercoledì 8 novembre 2017 attesta che il Carnevale italiano è patrimonio culturale e che quindi, come tale, può attingere ai contributi del MiBACT attraverso il FUS - Fondo Unico per lo Spettacolo dal vivo: un importante traguardo raggiunto che finalmente riconosce il valore, anche economico, di una tradizione nobile.
Oggi le quattro principali manifestazioni carnevalesche piemontesi - Borgosesia, Chivasso, Ivrea e Santhià - si sono unite per riuscire ad ottenere anche dalla regione Piemonte il riconoscimento del Carnevale come bene culturale e patrimonio della stessa al fine di evitare una dispersione delle antiche tradizioni che queste manifestazioni tramandano di anno in anno.
Spettacolo, folklore, tradizione, valori: i grandi Carnevali regionali non solo svolgono una funzione storico-sociale ma rappresentano un’importante occasione di promozione del territorio piemontese, oltre che un grande momento di coesione e aggregazione sociale, in particolare per i residenti nelle località interessate da questi eventi.
Oltre all’impatto economico - entrate da biglietteria, creazione temporanea di occupazione, aumento dei fatturati di negozi e strutture ricettive – gli appuntamenti carnevaleschi hanno anche delle positive ricadute di tipo sociale.  Il Carnevale, infatti, rappresenta un grande evento aggregativo, che coinvolge la comunità creando molteplici momenti di unione e condivisione lungo il corso dell’anno e contribuendo alla diffusione di importanti valori - dal volontariato alla trasmissione di tecniche e saperi, dalla creazione di nuove amicizie alla sana competizione tra i gruppi - che possono incidere direttamente sulla qualità della vita e sul senso di identità.
Effetti positivi, dunque, sia in termini strettamente economici sia in termini più direttamente sociali, come sviluppo del capitale umano e delle abilità manuali tradizionali, nonché arricchimento e integrazione culturale reciproca.
Le attività connesse ai Carnevali, inoltre, attivano una serie di sinergie e integrazioni nei confronti di diversi comparti produttivi, dal sistema della ricettività turistica alla richiesta di produzioni locali di eccellenza.
 
Infine i principali Carnevali regionali consentono di prolungare la permanenza del visitatore nella destinazione in cui la manifestazione si svolge, contribuendo così a raggiungere uno degli obiettivi del piano di marketing strategico della regione Piemonte, quello di prolungare la permanenza media dei visitatori.
Con queste premesse, l’intento  dei promotori di questa iniziativa è dunque creare un percorso di valorizzazione e salvaguardia delle antiche tradizioni storiche dei Carnevali piemontesi, beneficiare di una promozione coordinata delle manifestazioni carnevalesche sotto il profilo delle strategie di marketing e  di poter avere la possibilità di definire pacchetti turistici appositamente pensati per la partecipazione a queste iniziative - con particolare attenzione alla valorizzazione delle eccellenze locali presenti nelle località che ospitano le principali manifestazioni. Non ultimo, i Carnevali di Borgosesia, Chivasso, Ivrea e Santhià   auspicano di poter ottenere un concreto sostegno economico su uno specifico capitolo dedicato ai Carnevali Storici.  Quest’ultimo punto, in particolare, al fine di aiutare gli enti organizzatori a far fronte alle crescenti difficoltà di copertura dei costi fissi necessari all'allestimento delle diverse manifestazioni, anche alla luce delle mutate esigenze di sicurezza e antiterrorismo.
Di tutto ciò i Presidenti delle quattro principali manifestazioni carnevalesche piemontesi hanno discusso con il Presidente Laus e avranno occasione di parlarne con gli Assessori Antonella Parigi e Gianna Pentenero presso l’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte il 27 dicembre prossimo.
 
Per i quattro carnevali uniti:
Carolina Falcetta
Responsabile Press Fondazione dello Storico Carnevale di Ivrea


  
        Approfondimenti
Borgosesia – Sebbene fin dal 1300 siano attestate celebrazioni della “Festa dei folli” (rito carnascialesco tipicamente medievale), il Carnevale di Borgosesia assume una forma stabilmente organizzata e più facilmente documentabile a partire dalla metà dell’Ottocento. Nel 1854 alcuni dirigenti della locale Manifattura Lane decisero di organizzare una burla prolungando il Carnevale di un giorno. Infatti, tutti i carnevali che seguono il calendario del rito romano terminano il Martedì grasso, mentre la compagnia di burloni decise di inscenare, il giorno del Mercoledì delle Ceneri, un funerale dell’appena defunto Carnevale, che prese il nome di “Mercu Scurot” (“Mercoledì Oscuro”). Si codificò anche l’abbigliamento dei partecipanti, rigorosamente vestiti in frac, cilindro e mantella (abito allora in uso presso i ceti abbienti per le cerimonie pubbliche). I dolenti burloni, per piangere adeguatamente il cadavere del defunto Carnevale, rappresentato da un fantoccio posto su un carretto, andranno in processione per le cappelle votive della città (ovvero le osterie), bevendo il vino con un apposito mestolo in legno detto “cassù”, in uso ancora oggi. Al tramonto, verrà arso il fantoccio rappresentante il Carnevale per mettere definitivamente la parola fine ai festeggiamenti. Il tono dissacrante e trasgressivo del Mercu Surot ha più volte attirato il biasimo della Chiesa, ma né le gerarchie ecclesiastiche, né più tardi il regime fascista riuscirono a fermare questa festa, che oggi annovera almeno 2.500 partecipanti vestiti in frac e cilindro, e rappresenta uno degli appuntamenti clou del programma, oltre a rappresentare un evento unico nel panorama carnevalesco. Dal 1887 vengono invece istituiti i concorsi per le mascherate a piedi e i carri allegorici. La cartapesta e la realizzazione dei carri, altra tradizione ultracentenaria del carnevale borgosesiano, prende piede diventando nel tempo il motivo di principale attrazione delle sfilate. Dopo alterne vicende, dovute anche ai conflitti mondiali, nel secondo dopoguerra il Carnevale riprende slancio, per raggiungere l’apice negli anni Ottanta, grazie alla partnership con i maestri del Carnevale di Viareggio. Questa collaborazione innalza ulteriormente la qualità delle opere prodotte in loco, e contribuisce a rendere noto il Carnevale di Borgosesia anche al di fuori dei confini regionali. Oggi il programma delle manifestazioni, sostenuto da una campagna pubblicitaria che attraverso svariati media insiste su un’area che comprende Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Lombardia Occidentale, prevede un mese ricco di eventi, in grado di divertire tutte le fasce di età e di coinvolgere in maniera corale tutta la cittadinanza: pranzi, sagre enogastronomiche, veglioni danzanti, giornate dedicate ai bambini, sfilate ad ingresso gratuito, laboratori con le scuole, collaborazioni con i commercianti e con la locale delegazione Ascom, serate di teatro, mostre, eventi culturali.
www.carnevaleborgosesia.it
 
Chivasso - L’appuntamento più importante dell’anno per la città di Chivasso è senza ombra di dubbio il CARNEVALONE. Migliaia di spettatori puntualmente ogni anno invadono la città per assistere a una delle più rinomate e spettacolari sfilate carnevalesche dell’intera regione. Iniziato nel 1951, in seguito a un rinvio accidentale a causa del maltempo, (il Carnevale di Chivasso è ben più antico e risale al 1905 nella forma moderna, con l’invenzione della “Bela Tôlera”, da “tola” che in piemontese significa “latta”, per via della guglia che anticamente coronava il campanile del Duomo), in pochissimo tempo la manifestazione è cresciuta sino a diventare la manifestazione più attesa e partecipata che Chivasso possa vantare. I carri allegorici provenienti dai maggiori carnevali piemontesi e vincitori dei rispettivi concorsi e spesso di dimensioni spettacolari, accompagnati da prestigiose bande musicali, gruppi folcloristici e mascherati reclutati in Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia, per un totale complessivo di oltre 4.000 figuranti, daranno vita alla consueta kermesse di balli, getti di fiori e coriandoli, in un crescendo di colori ed allegria che coinvolgerà il pubblico assiepato sull’anello del centro storico. La caratteristica fondamentale del Carnevalone di Chivasso è infatti la prerogativa che vuole il pubblico non solo spettatore ma interprete e coinvolto nella gran sarabanda carnevalesca. Ad aprire il corteo al suono dei pifferi, insieme ai personaggi chivassesi, la Bela Tôlera, l’Abbà e la loro Corte sul carro dorato con la riproduzione della torre ottagonale, unico resto dell’antico Castello dei Marchesi di Monferrato, vi sono le principali Maschere in rappresentanza dei Carnevali piemontesi, liguri e lombardi. Uno spettacolo fantasmagorico che ogni anno si rinnova e si ripete per la gioia degli oltre 40.000 spettatori che puntualmente accorrono da ogni dove non solo per vedere qualcuno che si diverte ma per divertirsi essi stessi, diventando protagonisti alla pari con quanti sfilano in corteo e che fanno del Carnevalone di Chivasso un evento unico nel suo genere. Di particolare importanza sono i personaggi principali del Carnevale: la Bela Tôlera e l’Abbà. Il Personaggio della Bela Tôlera nacque nel 1905 per iniziativa dell'allora Circolo di Agricoltura, Industria e Commercio "L'Agricola", progenitore dell'attuale Pro Loco Chivasso "L'Agricola". A quel tempo erano di moda le feste di mercato, con lo scopo di valorizzare le produzioni locali. In quell'ambito nacque l'idea di nominare una vera e propria Regina del mercato di Chivasso: la Bela Tôlera. Il nome trae origine dal simpatico appellativo di "face 'd tola", affibbiato ai Chivassesi perché, in passato, il campanile del Duomo era sormontato da una guglia fasciata di latta, che rifletteva i raggi del sole, poi abbattuta in seguito ai danni subiti nel corso dell'assedio del 1705. A partire dal 1948 la Bela Tôlera è accompagnata dall'Abbà e, da qualche anno a questa parte, da quattro Damigelle, quattro Alfieri e due Paggetti. Il Personaggio dell'Abbà, sebbene abbia assunto solo dal 1948 il ruolo di Signore del Carnevale, vanta origini ben più remote, che sono legate a feste in un primo tempo pagane e successivamente cristiane. Risalgono al XIV secolo le prime notizie sulla figura dell'Abbà, scelto per guidare la "Confraternita o Società degli Stolti", nata sul modello di analoghe iniziative sorte in varie parti d'Italia (ad esempio "l'Abbazia dei Pazzi" di Torino). Nel 1434, dopo gli inutili tentativi per sciogliere d'autorità la Società, furono gli argomenti persuasivi del Prevosto, don Giacobino Cresti, ad indurre i soci a mutare costume. Da quel momento la festa della Società assunse il carattere e la natura di cerimonia religiosa. Fu assunto come protettore San Sebastiano e fu eretta in Duomo una cappella della Società, che nel frattempo aveva assunto la denominazione ufficiale di "Società di San Sebastiano". Da quel momento l'Abbà assunse la veste di patrocinatore e, successivamente, di mecenate della festa. In occasione della festa patronale di San Sebastiano, il 20 gennaio, egli, dopo aver assistito al Vespro solenne in Duomo, sfilava per la città acclamato dalla popolazione, alla quale lanciava dolciumi ed arance. In forza del pubblico riconoscimento, avvenuto nel 1452 da parte della Credenza Pubblica della Città, nel periodo carnevalesco l'Abbà godeva di speciali prerogative, tra le quali il potere di giudicare su tutte le controversie tra i Chivassesi e liberare, se possibile, i carcerati. I mutamenti sociali e di costume portarono al declino della figura dell'Abbà, che scomparve definitivamente nel 1878. Fu nuovamente riproposta nel 1948, quando le fu attribuito il ruolo di Signore del Carnevale, accanto alla la Bela Tôlera. A ricordo delle prerogative di cui godeva un tempo, dopo la sua investitura, l'Abbà legge il Proclama contenente le sue volontà sullo svolgimento della festa e, in tono scherzoso, esprime pareri sull'andamento della vita pubblica cittadina. L'Abbà veste attualmente la divisa originale ottocentesca della "Veneranda Società di San Sebastiano".
www.carnevalonedichivasso.it
 
Ivrea - Lo Storico Carnevale di Ivrea è un evento unico, riconosciuto come manifestazione italiana di rilevanza internazionale, come da comunicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 27 settembre 1956 (foglio n. 02999/894 di prot.), che prende vita ogni anno portando nelle vie e nelle piazze della città di Ivrea storia, tradizione, spettacolo, facendo rivivere emozioni e grandi ideali. Anche la Regione Piemonte ha colto gli importanti aspetti storici e culturali e, attraverso l’iscrizione della Fondazione dello Storico Carnevale di Ivrea nel Registro centralizzato provvisorio delle Persone Giuridiche, ai sensi della D.G.R. n. 39 – 2648 del 02.04.2001 (n. 955 in data 3.02.2010), ne ha di fatto riconosciuto il valore. Conosciuto ai più per la spettacolare battaglia delle arance che si svolge per tre giorni nelle principali piazze della città, questo Carnevale è in realtà un evento che si caratterizza per il complesso cerimoniale, culminante nel Corteo Storico, denso di evocazioni storico leggendarie che attinge a diverse epoche storiche: dalle sommosse popolari medievali all’epoca napoleonica, dal settecento fino ai moti del Risorgimento. Vera protagonista è la Vezzosa Mugnaia, simbolo di libertà ed eroina della festa che, accompagnata dal Generale (di origine napoleonica), è protagonista del Carnevale Storico, riconosciuto dalla Presidenza del Consiglio, più antico d’Italia. Lo spirito dello Storico Carnevale vive, infatti, nella rievocazione di un episodio di liberazione dalla tirannide: un barone (il Marchese di Monferrato) che affamava la Città venne scacciato grazie alla ribellione di Violetta, la figlia di un mugnaio che non volle sottostare allo jus primae noctis e che, uccidendolo, accese la rivolta popolare. La celeberrima Battaglia delle Arance rievoca proprio questa rivolta: il popolo è rappresentato da squadre di aranceri a piedi, che combattono sprovvisti di qualsiasi protezione, contro aranceri su carri trainati da cavalli, che indossano protezioni e maschere di cuoio. Tirare le arance ha dunque un forte significato simbolico. In segno di partecipazione alla festa tutti i cittadini e i visitatori, a partire dal Giovedì Grasso, su ordinanza del Generale, scendono in strada indossando il classico Berretto Frigio, un cappello rosso a forma di calza che rappresenta l’adesione ideale alla rivolta e quindi l’aspirazione alla libertà, come fu per i protagonisti della Rivoluzione Francese. Una manifestazione, dunque, ricca di storia, i cui elementi si intrecciano per dar vita a una sequenza spettacolare che travalica e fonde i secoli, coinvolgendo tutta la città di Ivrea e vedendo un livello di partecipazione totale degli eporediesi a tutti gli appuntamenti in calendario, con un rigoroso rispetto del Cerimoniale: un patrimonio storico-culturale che vale la pena conoscere e vivere appieno.
www.storicocarnevaleivrea.it
 
 
Santhià - Documenti rinvenuti presso l’archivio comunale attestano che già dai primi anni del Trecento a Santhià esisteva una “Abadia”, ovvero una sorta di associazione giovanile laica che si occupava di organizzare balli e festeggiamenti in occasione del Carnevale (per certi versi si tratta di un’evoluzione delle “Compagnie dei Folli” di cui abbiamo notizie dai carnevali romani). In tali scritti ci si riferisce al Carnevale santhiatese come a un avvenimento che già allora avveniva da tempo immemorabile, con la conseguenza che le sue origini si perdono davvero nella notte dei tempi. Esiste peraltro la prova di un “richiamo” (con relativa multa) indirizzato ai giovani dell’Abadia di Santhià, che vengono condannati, nel 1430, a pagare 25 soldi per aver condotto in chiesa “con la massima solennità, un asino ricoperto con abiti sacerdotali”. L'abitudine che qui viene descritta risaliva a tempi di molto anteriori, però, con l’avvento del ducato sabaudo e degli Statuti, vennero introdotti nuovi vincoli per attenuare gli eccessi di questo “rovesciamento delle abitudini”. Si ricorda questa circostanza come esempio del fatto che a Santhià il Carnevale, con le sue tradizioni e i suoi eccessi, era già allora un’abitudine consolidata. Del resto, su un documento del 1893, in possesso della Pro Loco, si legge che quell’anno si festeggiava l’ottavo centenario dell’Antica Società Fagiuolesca, il che permetterebbe di retrodatarne l’esistenza ad almeno il 1093. Passando ai giorni nostri, ricordiamo sinteticamente che, accanto alle tre grandi sfilate allegoriche, di cui una notturna, con almeno 2.000 comparse, l'evento clou è la “Colossale Fagiuolata del Carnevale Storico di Santhià”, che viene rivissuto ogni anno la mattina del lunedì di Carnevale, quando, nella piazza del mercato, vengono allestite 150 grandi caldaie di rame, con cui si preparano le circa 20.000 razioni di fagioli che verranno distribuite gratuitamente alla cittadinanza. Alle 5 del mattino i componenti del corpo Pifferi e Tamburi provvedono alla sveglia delle autorità carnevalesche addette alla preparazione delle monumentali cucine da campo e all'accensione dei fuochi a legna per la cottura della succulenta specialità. Le 150 caldaie di rame sono issate sui trespoli, riempite e condizionate a dovere dai cuochi, che si avvalgono della collaborazione di 50 tra fuochisti e aiutanti. Pochi minuti prima di mezzogiorno, previa benedizione del Parroco, attorno alle chilometriche tavole che circondano la piazza, coperte per incanto con migliaia di scodelle, si attende con ansia l'inizio della distribuzione. Insieme ai Santhiatesi si aggiungono migliaia di commensali giunti dai vari centri del circondario, sempre graditi e trattati rigorosamente “alla pari” (cioè anche per loro la distribuzione è totalmente gratuita). Alle 12 in punto gli attendenti e il comandante di piazza, al segno di un doppio sparo di fucile, iniziano la distribuzione alla popolazione del pane e del salame. Quindi ha inizio la “Fagiuolata” vera e propria, la più grande d'Italia. A questo punto, i 300 camerieri, sotto la guida dei “capi- palina”, distribuiscono la dovuta razione di fagioli, che vengono versati nelle scodelle e nei recipienti di ogni tipo appoggiati sulle tavole. Pare impossibile a credersi, ma oltre 20.000 razioni delle popolari cibarie spariscono totalmente in meno di mezz’ora!
www.carnevalestoricosanthia.com