La “Fagiuolata” del Carnevale Storico di Santhià, il più Antico del Piemonte”

La “Fagiuolata” del Carnevale Storico di Santhià, il più Antico del Piemonte”

Ricetta DE.CO

L’evento clou del nostro Carnevale è la “Colossale Fagiuolata del Carnevale Storico di Santhià”, che si tiene il lunedì che precede le Sacre Ceneri. Chi non vive almeno una volta la Fagiolata non può comprendere pienamente cosa sia il Carnevale di Santhià: alle 5 del mattino i componenti del corpo Pifferi e Tamburi provvedono alla sveglia delle autorità carnevalesche addette all'allestimento delle monumentali cucine da campo e all'accensione dei fuochi a legna per la cottura della succulenta specialità. Le 150 caldaie di rame sono issate sui trespoli, riempite e condizionate a dovere dai cuochi, che si avvalgono della collaborazione di 50 tra fuochisti e aiutanti. Pochi minuti prima di mezzogiorno, previa benedizione del Parroco, attorno alle chilometriche tavole che circondano la piazza, coperte per incanto con migliaia di scodelle appartenenti ai Santhiatesi che hanno maturato nei secoli il privilegio e il dovere di consumare la loro razione di pane, salame, fagioli e vino, si attende con ansia l'inizio della distribuzione. Insieme a loro si aggiungono migliaia di commensali giunti dai vari centri del circondario, sempre graditi e trattati rigorosamente “alla pari” (cioè anche per loro la distribuzione è totalmente gratuita). Alle 12 in punto gli attendenti e il comandante di piazza, al segno di un doppio sparo di fucile, iniziano la distribuzione alla popolazione del pane e del salame. Quindi ha inizio la “Fagiolata” vera e propria, la più grande d'Italia. A questo punto, i 300 camerieri, sotto la guida dei “capi-palina”, distribuiscono la dovuta razione di fagioli, che vengono versati nelle scodelle e nei recipienti di ogni tipo appoggiati sulle tavole. Pare impossibile a credersi, ma oltre 20.000 razioni delle popolari cibarie spariscono totalmente in meno di mezz’ora!
Cerchiamo di illustrare brevemente le ragioni storico-antropologiche attraverso cui interpretare questa colossale distribuzione gratuita di generi alimentari.
  
Il fondamento storico-antropologico della Colossale Fagiuolata di Santhià
La celebrazione dei carnevali che vantano le origini più antiche (e che di solito prevedono i cerimoniali più complessi), si rifà ad almeno una di queste circostanze:
  •  la fine di una tirannia, che opprimeva in modo più o meno diretto il popolo;
  •  il riconoscimento di un libero matrimonio, in qualche modo ostacolato dai poteri locali;
  •  la scampata paura della fame.
Va da sé che la Fagiolata, essendo una distribuzione gratuita di derrate alimentari, richiami soprattutto quest’ultimo aspetto, diventando così il simbolo dell’antico miraggio di liberarsi dalla penosa “schiavitù della fame”. Nella nostra tradizione locale se ne trova traccia fin dalla cosiddetta “Elemosina di maggio”, fissata da un preciso statuto cittadino, che troviamo al foglio 30 del “Liber Statutorum Communis Sanctae Agathae”, risalente al Trecento. Era così chiamata una straordinaria distribuzione di pane che l’amministrazione civica faceva eseguire il 1° maggio di ogni anno, festa dei santi apostoli Giacomo e Filippo. L’imposizione di questo onere ai più abbienti e l’epoca stessa fissata per la distribuzione permettono di ipotizzare che questa iniziativa fosse concepita come uno strumento (necessariamente simbolico) per scongiurare il pericolo della fame quando le scorte erano ai minimi, ovvero negli ultimi giorni prima che la terra iniziasse ad elargire i frutti della nuova stagione agricola.
Nei secoli successivi (e anche oggi, con le “pule”) le derrate alimentari destinate a questa elargizione venivano ottenute tramite questue, mentre, all’epoca degli Statuti, erano richieste alla popolazione più benestante in modo abbastanza coercitivo e annunciate tra le vie del Borgo con apposite grida. Naturalmente il dover contribuire a questa raccolta era un onere ma anche un motivo d’orgoglio, perché sottolineava l’appartenenza a uno status di relativa agiatezza.
C’è chi ha ipotizzato che la distribuzione gratuita di derrate potesse rappresentare un modo per svuotare i magazzini in attesa dei nuovi raccolti (un po’ come accade oggi dopo le festività natalizie, con la distribuzione gratuita – o a prezzi molto scontati – di panettoni o prodotti simili), ma questo aspetto parrebbe indicare una situazione di abbondanza che, pur possibile, mal si abbina alle storiche carenze alimentari dei secoli passati.
Pare invece più corretto ricollegare la distribuzione gratuita di generi alimentari a un’altra espressione tipica dei carnevali storici, ovvero al riconoscimento della lotta secolare sofferta dal popolo alla ricerca della libertà e di un po’ di benessere, elemento che sappiamo essere presente fin dai carnevali più antichi (come quelli di origini babilonesi). Ma non si tratta propriamente di una “rivendicazione sociale”, bensì di un’occasione per far festa nell’irrazionale “logica del mondo capovolto” che caratterizza i carnevali. Fin dall’antichità, infatti, durante i giorni di Carnevale si accetta che il mondo vada al contrario rispetto al resto dell’anno: dunque è il popolo a comandare (e non i potenti di turno) e per giunta in modo irrazionale, secondo una “logica degli eccessi”, che fa sì che in quei giorni le risorse siano addirittura sovrabbondanti e ci si possa permettere di regalarle a tutti coloro che ne abbisognano, giungendo persino a sprecarle.
 
E ora passiamo all’Antica Ricetta della nostra colossale Fagiolata (20.000 porzioni).
 
 
 

Antica Ricetta che i Santhiatesi si tramandano dal XIV secolo
 

Ingredienti
 

  • 20 quintali di fagioli qualità Saluggia coltivati sul territorio della Provincia di Vercelli
  • 10 q. di salami da cuocere, prodotti con suini allevati e macellati sul territorio della Provincia di Vercelli
  • 10 q di pane prodotti da panettieri attivi sul territorio della Città di Santhià
  • 1,5 q. di lardo tritato, derivante dalla lavorazione dei suini allevati e macellati sul territorio della Provincia di Vercelli
  • 1,5 q. di cipolle tritate
  • 750 foglie di alloro
  • 80 kg di sale grosso

 

Preparazione
 
Dividere i 20 quintali di fagioli in 150 caldaie in rame non stagnato, aggiungere acqua e lasciare riposare per otto ore in modo che i fagioli si ammorbidiscano.
Trascorse le otto ore scolare l’acqua rimasta e riempire nuovamente le caldaie.
Accendere i fuochi a legna e iniziare la cottura.
Rimestare in continuazione onde evitare che i fagioli si attacchino sul fondo della caldaia.
Dopo un’ora di cottura aggiungere il lardo tritato e, a seguire, le cipolle.
Trascorse tre ore di ebollizione, aggiungere i salami e lasciarli cuocere per 45 minuti. Trascorso tale tempo togliere i salami e aggiungere le foglie di alloro e il sale, e far cuocere ancora per un’ora.
Al termine della cottura, dopo la Benedizione del Prevosto e lo sparo di un fucile, in Piazza Zapelloni (denominata durante il periodo carnevalesco “Piazza Teresio Berri”) i fagioli sono distribuiti lungo le paline nel seguente modo:
 

  • Un mestolo di fagioli
  • Una porzione di salame
  • Una pagnotta di pane

 
Il tutto rigorosamente… in recipienti di ogni fattura e dimensione, che la popolazione santhiatese si porta dalle rispettive abitazioni.

 
Naturalmente la ricetta originale, che deriva dalla Tradizione della Fagiuolata, può essere riproposta anche in altre occasioni e cucinata utilizzando quantità inferiori dei diversi ingredienti (ovvero preparando un minor numero di “porzioni”). In altre parole, sebbene si possa perdere un po' del fascino esclusivo che deriva dall'imponente allestimento predisposto il lunedì di Carnevale, vero clou della “Tradizione” carnevalesca santhiatese, anche preparazioni quantitativamente inferiori mantengono intatti gli ingredienti, il procedimento di cottura e, in definitiva, i sapori di questo piatto semplice e genuino, tipico della nostra realtà.

Delibera di Iscrizione DE.CO Santhià