Una festa organizzata dal popolo per il popolo

Oltre 2.000 figuranti in una città di soli 9.000 abitanti: il Carnevale di Santhià è una festa popolare, organizzata dal popolo per il popolo.

A rendere possibile l’organizzazione di un evento dalla portata così maestosa è la collaborazione tra le diverse compagnie che animano la manifestazione, ognuna per la sua area di competenza. Alcune di esse partecipano alle sfilate con carri allegorici o maschere a piedi, altre si riuniscono nelle caratteristiche pule; i salamat preparano invece i salami per la grande fagiuolata. E poi ci sono tantissime altre figure indispensabili al buon funzionamento del Carnevale: impossibile elencarle senza dimenticare qualcuno.

Le compagnie

L’ Antica Società Fagiuolesca

Da sempre organizzatrice del Carnevale, l’Antica Società Fagiuolesca è un’associazione storica, la cui origine è anteriore al XV secolo.
I membri della Società si occupano della programmazione dei riti del Carnevale Storico rinnovando ogni anno la tradizione. Durante i festeggiamenti è facile riconoscere i membri dell’associazione dalla rossa feluca e dalla fascia con la scritta “Direzione”.
La struttura della Società prevede la presenza di alcune cariche onorifiche come “I Magnifici Cavalieri del Carnevale Storico di Santhià”, riconoscibili dalla fascia dorata, o la carica di “Governatore”, possessore di una bella fascia argentata, che è il custode delle onorificenze carnevalesche e dell’antica statua di Gianduja.

Stevulin e Majutin

La leggenda narra che Stevulin ‘dla Plisera e Majutin dal Pampardù erano una coppia di giovani contadini che giunsero in città in viaggio di nozze e ricevettero dal signorotto locale le chiavi della città per governare e amministrare la Santhià per tre giorni.
Ogni anno “Stevu e Majot” sono impersonati da una coppia diversa che viene presentata ufficialmente il martedì prima del Carnevale. Durante la cerimonia del sabato di Carnevale il sindaco consegna loro le chiavi simbolo della città. La manifestazione è seguita dal discorso in dialetto di Stevulin che affronta con ironia temi di attualità locale e non solo.
Le maschere uscenti entrano di diritto nel gruppo degli “Stevu e Majot Früst”, cioè usurati. Si ritrovano ogni anno poco prima di Carnevale per una cena e sono riconoscibili durante i festeggiamenti per la loro colorata coccarda.

Il Corpo Pifferi e Tamburi

I Pifferi non partecipano al Carnevale. I Pifferi SONO il Carnevale!”: il motto racchiude la filosofia del gruppo, nato già nell’800, che si distingue per la goliardia e la convivialità dei suoi componenti.
La compagnia oggi conta una cinquantina di elementi, con un’organizzazione e una denominazione che risalgono all’inizio degli anni '70, quando le nuove leve ampliarono e rinnovarono gli organici.
Negli anni '90 il Gruppo ha adottato una seconda divisa da aggiungere ai tradizionali mantelli rossi, che consente loro di partecipare a numerose rievocazioni storiche del periodo napoleonico